PER CONOSCERE MEGLIO LE TREMITI....
TRA MITI E LEGGENDE
Le bellezze paesaggistiche dell’arcipelago nascondono spesso frammenti e testimonianze di storia, di vita e di cultura passate e negli anni, poco o nulla è cambiato.
L’arcipelago, che è citato in molte guide turistiche ed è apprezzato da Italiani e stranieri, pur non essendo molto esteso, si eguaglia per bellezza e unicità a ben più sconfinate e lontane isole e gode di una storia molto più vasta di quanto molti immaginino.
I MITI:
Un mito greco narra che Diomede, re dell’Etolia e signore di Argo, dopo essere tornato vincitore da Troia riprese la via del mare e arrivò in Italia con i suoi compagni (Akmon, Lycus, Idas, Rexenor, Nycteus e Abas). Egli errò a lungo nel mar Adriatico, fermandosi in diversi porti e insegnando ai locali la navigazione e l'allevamento dei cavalli. Fu, però, con la Daunia (l’odierna provincia di Foggia) che l’eroe ebbe un grande rapporto. Il primo contatto con questa terra avvenne approdando alle isole che presero il suo nome: Isole Diomedee. Qui, alla sua morte i compagni fecero ritorno per dargli una degna sepoltura e, Afrodite, commossa dal loro dolore, li trasformò in procellarie, meglio conosciute come Diomedee. Le “aves diomedeae”, sono oggi, una specie protetta di uccelli. La nota triste del loro particolare canto rievoca il lamento funebre di quegli antichi guerrieri e ancor oggi durante le sere di luna piena se ne può udire il canto.
Altro mito è quello narrato nel De Civitate Dei di S. Agostino, il quale scrisse che l’eroe acheo, quando giunse in vista delle coste daunie, gettò in mare alcuni massi portati con sé come cimeli e che questi prodigiosamente riemersero a formare le cinque isole, chiamate anche: Sassi di Diomede.
L’etimologia di “Tremiti”, nome che comparve sulle mappe a partire dal XVI secolo, pare derivi dal Latino tremetus, terremoto, con riferimento al forte sisma che distaccò l’arcipelago dalla terraferma o tramitis, passaggio, in relazione alla loro posizione intermedia tra la costa Ovest ed Est del mar Adriatico. Alle isole “Diomedau Nesoi” abitate da gente di cultura greca fu cambiato il nome in “Tramitis” nel 135 a.c. dopo essere state conquistate dai Romani.
L’arcipelago, che è citato in molte guide turistiche ed è apprezzato da Italiani e stranieri, pur non essendo molto esteso, si eguaglia per bellezza e unicità a ben più sconfinate e lontane isole e gode di una storia molto più vasta di quanto molti immaginino.
I MITI:
Un mito greco narra che Diomede, re dell’Etolia e signore di Argo, dopo essere tornato vincitore da Troia riprese la via del mare e arrivò in Italia con i suoi compagni (Akmon, Lycus, Idas, Rexenor, Nycteus e Abas). Egli errò a lungo nel mar Adriatico, fermandosi in diversi porti e insegnando ai locali la navigazione e l'allevamento dei cavalli. Fu, però, con la Daunia (l’odierna provincia di Foggia) che l’eroe ebbe un grande rapporto. Il primo contatto con questa terra avvenne approdando alle isole che presero il suo nome: Isole Diomedee. Qui, alla sua morte i compagni fecero ritorno per dargli una degna sepoltura e, Afrodite, commossa dal loro dolore, li trasformò in procellarie, meglio conosciute come Diomedee. Le “aves diomedeae”, sono oggi, una specie protetta di uccelli. La nota triste del loro particolare canto rievoca il lamento funebre di quegli antichi guerrieri e ancor oggi durante le sere di luna piena se ne può udire il canto.
Altro mito è quello narrato nel De Civitate Dei di S. Agostino, il quale scrisse che l’eroe acheo, quando giunse in vista delle coste daunie, gettò in mare alcuni massi portati con sé come cimeli e che questi prodigiosamente riemersero a formare le cinque isole, chiamate anche: Sassi di Diomede.
L’etimologia di “Tremiti”, nome che comparve sulle mappe a partire dal XVI secolo, pare derivi dal Latino tremetus, terremoto, con riferimento al forte sisma che distaccò l’arcipelago dalla terraferma o tramitis, passaggio, in relazione alla loro posizione intermedia tra la costa Ovest ed Est del mar Adriatico. Alle isole “Diomedau Nesoi” abitate da gente di cultura greca fu cambiato il nome in “Tramitis” nel 135 a.c. dopo essere state conquistate dai Romani.
LO SAPEVI CHE..?
Le Isole Tremiti sono cinque: San Domino, San Nicola, Capraia, Cretaccio, Pianosa.
Costituiscono l’unico arcipelago italiano nel mar Adriatico, distante 22 km a nord del promontorio del Gargano e 45 km a est, da Termoli (Molise).
Definite le “Perle” dell’Adriatico hanno un’area di 3,13 km², dipendono dalla Regione Puglia e la loro provincia è Foggia.
Veri e propri angoli di paradiso, intatti e ricchi di bellezze naturalistiche, fanno parte del Parco Nazionale del Gargano e costituiscono la Riserva Naturale Marina al largo delle coste adriatiche.
La Riserva Naturale Marina Isole Tremiti è stata istituita con il Decreto Interministeriale 14/07/1989 e interessa uno specchio acqueo di 1.466 ettari che circonda l’arcipelago per tutto il tratto di mare delimitato dalla linea continua che unisce i punti con una profondità di 70 metri. L’Ente Parco Nazionale del Gargano, istituito con il Decreto del Presidente della Repubblica 05/06/1995, detiene la gestione dell’intero territorio terrestre delle Isole Tremiti che sono riconosciute come Sito di Importanza Comunitaria per i vari habitat. La flora terrestre è ricca di Euforbiacee, Pineta mediterranea (pini d’Aleppo) e graminee, quella marina è costituita soprattutto da Posidonie. Inoltre è Zona di Protezione Speciale per la presenza di vari volatili: il Falco pellegrino, il Falco della regina e la Berta minore e maggiore.
Al fine di proteggere e tutelare i luoghi, anche per le generazioni future, occorre osservare alcune regole di comportamento, stabilite dalla legge. La Riserva Marina è suddivisa in tre zone con diversi regimi di tutela ambientale:
Costituiscono l’unico arcipelago italiano nel mar Adriatico, distante 22 km a nord del promontorio del Gargano e 45 km a est, da Termoli (Molise).
Definite le “Perle” dell’Adriatico hanno un’area di 3,13 km², dipendono dalla Regione Puglia e la loro provincia è Foggia.
Veri e propri angoli di paradiso, intatti e ricchi di bellezze naturalistiche, fanno parte del Parco Nazionale del Gargano e costituiscono la Riserva Naturale Marina al largo delle coste adriatiche.
La Riserva Naturale Marina Isole Tremiti è stata istituita con il Decreto Interministeriale 14/07/1989 e interessa uno specchio acqueo di 1.466 ettari che circonda l’arcipelago per tutto il tratto di mare delimitato dalla linea continua che unisce i punti con una profondità di 70 metri. L’Ente Parco Nazionale del Gargano, istituito con il Decreto del Presidente della Repubblica 05/06/1995, detiene la gestione dell’intero territorio terrestre delle Isole Tremiti che sono riconosciute come Sito di Importanza Comunitaria per i vari habitat. La flora terrestre è ricca di Euforbiacee, Pineta mediterranea (pini d’Aleppo) e graminee, quella marina è costituita soprattutto da Posidonie. Inoltre è Zona di Protezione Speciale per la presenza di vari volatili: il Falco pellegrino, il Falco della regina e la Berta minore e maggiore.
Al fine di proteggere e tutelare i luoghi, anche per le generazioni future, occorre osservare alcune regole di comportamento, stabilite dalla legge. La Riserva Marina è suddivisa in tre zone con diversi regimi di tutela ambientale:
DALLA PREISTORIA AD OGGI..
Ritrovamenti inerenti villaggi risalenti al VIII-VII secolo a.C., a San Domino, testimoniano che nell’epoca neolitica era abitata. A San Nicola, invece, sono state rinvenute fosse sepolcrali attribuibili all’Età classica ed ellenistica. Millenni di storia, dunque, per l’arcipelago abitato sei mila anni fa da tribù indoeuropee.
San Domino rimase disabitata fino al 1935 quando, decise a ripopolarla, una trentina di famiglie vi si trasferì da San Nicola. Riguardo quest’ultima, Tacito, il più grande storico dell’antichità, attestò che Giulia, a causa di una relazione adulterina, fu esiliata (9 d.C.) dal nonno, l’imperatore Augusto, sull'isola di Tremetus. Qui rimase vent’anni, fino alla sua morte avvenuta nel 28 o 29 d.C. A San Nicola, oltre alla sua tomba, esiste nell’angolo di un “celliere”, la vasca da bagno ricavata nella roccia della quale, pare, si servisse Giulia (Cap.2.3)
È nel IX secolo d.C. che alcuni monaci Benedettini dell'Abbazia di Montecassino si insediarono a San Nicola ed edificarono la chiesa di Santa Maria a Mare (1045 d.C) e il Monastero. Grazie a loro, nell’XI secolo, l’abbazia raggiunse un periodo di estremo splendore, avendo esteso i propri possedimenti, consolidando sia la potenza economica sia quella culturale. Nel 1237, però, il collasso morale dei monaci portò alla sostituzione dei Benedettini con i Cistercensi, che ampliarono e fortificarono l’abbazia. Nel 1334 i pirati avevano annientato tutto l’Ordine e distrutto gran parte del complesso monastico. Solo nel 1412 arrivò una congregazione di canonici Lateranensi che restaurò il Monastero e la Chiesa. Questi riportarono l’abbazia all'antico splendore e ne trasformarono l’esterno in una possente fortezza. Ciò non fu comunque sufficiente a bloccare le continue incursioni dei pirati. Seguirono, inevitabilmente, una profonda crisi economica e un gravoso declino dovuti, appunto, alle invasioni nemiche.
Ferdinando IV, Re di Napoli, nel 1782 decise di sopprimere l’Abbazia annettendo i relativi beni nel Regio Demanio. Successivamente Ferdinando II istituì alle Tremiti una colonia penale attiva fino al 1926. Dalla storia si evince che queste isole furono terra di deportazione fino al fascismo (1940-1944), durante il quale fu stabilito il confino di polizia, inviandovi politici, oppositori del regime e delinquenti comuni. Solo nel 1932 le isole Tremiti divennero Comune autonomo.
San Domino rimase disabitata fino al 1935 quando, decise a ripopolarla, una trentina di famiglie vi si trasferì da San Nicola. Riguardo quest’ultima, Tacito, il più grande storico dell’antichità, attestò che Giulia, a causa di una relazione adulterina, fu esiliata (9 d.C.) dal nonno, l’imperatore Augusto, sull'isola di Tremetus. Qui rimase vent’anni, fino alla sua morte avvenuta nel 28 o 29 d.C. A San Nicola, oltre alla sua tomba, esiste nell’angolo di un “celliere”, la vasca da bagno ricavata nella roccia della quale, pare, si servisse Giulia (Cap.2.3)
È nel IX secolo d.C. che alcuni monaci Benedettini dell'Abbazia di Montecassino si insediarono a San Nicola ed edificarono la chiesa di Santa Maria a Mare (1045 d.C) e il Monastero. Grazie a loro, nell’XI secolo, l’abbazia raggiunse un periodo di estremo splendore, avendo esteso i propri possedimenti, consolidando sia la potenza economica sia quella culturale. Nel 1237, però, il collasso morale dei monaci portò alla sostituzione dei Benedettini con i Cistercensi, che ampliarono e fortificarono l’abbazia. Nel 1334 i pirati avevano annientato tutto l’Ordine e distrutto gran parte del complesso monastico. Solo nel 1412 arrivò una congregazione di canonici Lateranensi che restaurò il Monastero e la Chiesa. Questi riportarono l’abbazia all'antico splendore e ne trasformarono l’esterno in una possente fortezza. Ciò non fu comunque sufficiente a bloccare le continue incursioni dei pirati. Seguirono, inevitabilmente, una profonda crisi economica e un gravoso declino dovuti, appunto, alle invasioni nemiche.
Ferdinando IV, Re di Napoli, nel 1782 decise di sopprimere l’Abbazia annettendo i relativi beni nel Regio Demanio. Successivamente Ferdinando II istituì alle Tremiti una colonia penale attiva fino al 1926. Dalla storia si evince che queste isole furono terra di deportazione fino al fascismo (1940-1944), durante il quale fu stabilito il confino di polizia, inviandovi politici, oppositori del regime e delinquenti comuni. Solo nel 1932 le isole Tremiti divennero Comune autonomo.